Cane primi giorni in famiglia

Come sopravvivere ai primi giorni di un cane adottato



Sai quando si dice vita da cani? Ebbene sì, la convivenza con gli umani non è facile.

Il mio diario è ispirato dal rapporto così complicato con l’umano.

La prima pagina del mio diario racconta proprio dei primi giorni di un cane adottato.

Devi sapere che gli umani sono limitati, vedono solo il loro mondo e non si sforzano di capire il nostro. Poveretti, la natura non li ha certo dotati delle nostre capacità.

Noi cani siamo in grado di studiare e analizzare ogni loro più piccolo movimento, di sentire ogni tipo di odore, di percepire ogni cambiamento di umore. Noi ci sforziamo di capire gli umani, ma loro proprio non riescono a capire noi. E così nascono incomprensioni e situazioni, talvolta anche divertenti.

Fortunatamente, sono un cane in gamba, e fin dal primo giorno, mi sono messo subito al lavoro e ho inziato a dare due dritte all’umano sul mondo dei cani.


La mia storia comincia da qui

Mi chiamo Harry, ma per gli amici sono ARRRI.

All’età di 4 mesi, mi hanno portato dalla Romania insieme con la mia mamma e i miei tre fratelli, a studiare in uno dei più prestigiosi collegi d’Europa: il canile di Nyon.

Sono nato in un rifugio in Romania e lì, devo ammettere, non ho visto molto del mondo. Poi, dopo un viaggio di 33 ore, dove persino la mia mamma ha avuto tanta paura, siamo stati ammessi a Nyon, in Svizzera.

Nel canile di Nyon c’erano regole e orari molto rigidi, come in ogni collegio svizzero che si rispetti.

Questa rigidità negli orari, mi dava tanta sicurezza dopo quel tremendo viaggio. Sapevo esattamente quando era l’ora della pappa, dell’uscita in un prato più grande, della socializzazione con gli altri cani, del rientro per fare la nanna.

Ed è proprio in questo canile che ho preso il diploma di maggiordomo, di guardiano e di accompagnatore. Sì, lo dico con orgoglio: sono pluridiplomato.


I primi giorni di un cane adottato

L’inizio dell’avventura.

In collegio, ricevevamo tante visite di persone che volevano assumerci. Io vedevo che la mamma saltava su ogni persona che voleva conoscerci, e io allora facevo lo stesso, in fondo io ero pronto per essere assunto e far valere i miei diplomi.

Primi giorni di un cane adottato. Mamma di Harry in canile
Mamma di Harry

Vennero in quattro, quel giorno, e mi portarono in auto. Devo ammettere che avevo un po’ paura e me la feci letteralmente sotto. Se lo ricorda ancora il mio ”fratellone” che mi teneva sulle sue ginocchia.

Primi giorni di un cane adottato - Harry in auto
Harry – in auto verso casa

Arrivato a casa, capii subito che ero stato assunto da una famiglia di tontoloni.

In quanto maggiordomo, avevo bisogno di un po’ di tempo per esplorare ogni angolo della casa e del giardino. Gli umani mi mostravano dei giochi che non avevo mai visto. Cercai anche di far loro capire che a me piacevano le pietre. Ne avevo avvistate di proprio belle nel giardino, ma loro niente, non ci arrivavano.

Mi facevano persino pena, non sapevano più cosa fare per attirare la mia attenzione.

La prima notte la passai con la Governante, detta anche “mamma” dalla famiglia, e mi aveva trovato un giaciglio veramente confortevole vicino a lei.

Primi giorni di un cane adottato - Harry cuccia prima notte
Harry prima notte

Ovviamente, mostrai fin dalla prima notte, che sapevo fare il mio lavoro di guardiano, e abbaiai a ogni movimento che sentivo, dentro e fuori casa.

In confidenza ti dico, abbaiavo perché un po’ di fifa ce l’avevo. Erano tutti rumori che non conoscevo, erano troppi e credevo di impazzire.

Fortunatamente, sentivo che la governante era tranquilla, lei lavorava lì già da tempo. Imparai, così, a riconoscere i rumori che non rappresentavano un pericolo, tipo le porte che si aprivano e chiudevano, il canto degli uccellini, e così via. Ci volle qualche tempo prima che mi abituassi a questi rumori insoliti. Ma io ho tanta pazienza.


Segnali calmanti: capire il tuo cane

La mia famiglia di tontoloni, che fin dai primi giorni dall’adozione, mi riempiva di attenzioni, non capiva che ero un po’ stressatello. Eppure glielo facevo capire in tutti i modi: sbadigliavo o mi leccavo le labbra. Per noi cani questi gesti vogliono dire: mi stai disturbando, se non mi calmo esplodo e quindi sbadiglio per calmarmi non perché ho sonno.

Meno male che dopo qualche settimana, la governante ha letto qualche libro dell’addestratrice di cani novergese Turid Rugaas, che alla fine degli anni 80 osservò i segnali calmanti, non solo lo sbadiglio ed il leccarsi le labbra.

Osserva la foto qui sotto. Per voi umani sembro felice, ma non lo ero. Volevo essere lasciato tranquillo.

I primi giorni di un cane adottato. Segnale calmante: leccarsi attorno al muso

La prima passeggiata

Dopo una notte tormentata, la mia famiglia decise di portarmi a fare una passeggiata in tarda mattinata.

E qui, confermai l’idea che mi ero fatto su di loro. Erano dei tontoloni, ingenui forse, ma proprio dei tontoloni.

La mia nuova famiglia decise che saremmo usciti tutti insieme, mamma, papà e fratelloni. Famiglia al completo, insomma. Pensavano che mi avrebbero fatto sentire al sicuro, circondato dalla mia nuova famiglia. Ma, cavoli, e qui proprio mi arrabbio, come si può pensare che mi sentissi al sicuro con dei perfetti sconosciuti. Non sapevo ancora se potevo fidarmi di loro. Tra l’altro, nel rifugio in Romania, avevo visto pochi umani e poco di tutto in generale. Avevo bisogno di studiare ancora.

Non ti dico che spavento quando siamo usciti di casa! Ogni volta che incontravamo qualcosa o qualcuno abbaiavo più forte che potevo, e per dinci dovevo pure difendermi e prevenire eventuali attacchi da oggetti non identificati. Anche se ero ancora un cucciolone, mi difendevo proprio bene.

Che risate, se ripenso alla scena. Nella strada del ritorno, al passaggio di qualcosa o qualcuno, la mamma e il papà umani mi tenevano disperati e i fratelloni si mettevano davanti affinché io non vedessi gli sconosciuti. Ma io, anche se ero ancora piccolino, avevo già un ottimo fiuto e già riuscivo a far paura a tutti.


La nuova famiglia

Ora vi parlo un po’ della famiglia che mi ha assunto, anche se la mia famiglia dice che mi ha adottato. Facciamo chiarezza: io lavoro a tutti gli effetti e duramente, altroché adozione.

Chi difende la casa? Chi accoglie gli umani? Chi accompagna in passeggiata la governante? IO.

Sì, perchè io sono stato assunto in qualità di:

  • maggiordomo
  • guardiano
  • accompagnatore

E come se non bastasse, ho dovuto assumere altri ruoli non previsti:

  • insegnante di lingua canina
  • sterminatore di mosche

È sempre così, gli dai la zampa e ti prendono anche l’altra.

Nella nuova famiglia ci sono ruoli ben definiti che così ti riassumo.

Il Maggiordomo

Il Maggiordomo, modestamente sono io.

Ricopro il ruolo più delicato perché accolgo chiunque entri in casa. La maniera di accogliere è importante in quanto dice tutto sulle buone maniere della famiglia. È un vero e proprio biglietto da visita.

Gli invitati non hanno bisogno di suonare il campanello. Il campanello è un suono odioso, per cui gioco d’anticipo. Mi precipito alla porta e avverto la mia famiglia. Ho una bella voce io, tutti i componenti mi possono sentire, da qualunque parte della casa siano nascosti.

La mia famiglia, che capisce poco di gestione domestica ad alti livelli, non apprezza le mie buone e raffinate maniere. Ci sono, quindi, spesso discussioni tra noi. Questo sarà un argomento che affronterò nei prossimi articoli.

La Governante

Ti ho già accennato che la Governante vuole essere chiamata “mamma”.

Lei è praticamente al mio servizio. Sì, ho questo privilegio perchè ho il ruolo più importante nella famiglia. La Governante gestisce i miei pasti e i miei spuntini, poi gestisce le mie cucce, che distruggo regolarmente, e i miei giochi. In cambio, io l’accompagno a fare lunghe passeggiate nei boschi che a lei piacciono tanto.

Il Cuoco

Il Cuoco, chiamato “papà” dalla famiglia, si occupa dei pasti degli umani.

È anche l’animatore preposto al mio divertimento. Lui mi fa giocare e soprattutto mi fa i grattini che a me piacciono tanto. Si vede che ha frequentato un ottimo corso per animatore.

Quando il “papà” cucina, di nascosto, mi mette da parte un po’ di cibo umano. Nel momento in cui sento quel dolce rumore di cibo cadere nella ciotola, io accorro immediatamente, anche se sono lontano dalla cucina e occupato in altre faccende.

I Fratelloni

Ho due Fratelloni che, come dice la Governante, ormai sono grandi, per cui vanno e vengono dalla casa. Non ho ben capito il loro ruolo. Loro mi fanno giocare e da mangiare quando la governanete ed il cuoco non ci sono. Uno, se ho ben capito, è chimico – ché vuol dire? boh! – e l’altro è ingegnere – boh!

Il Chimico è simpatico, si è battuto tanto, insieme con la Governante, affinché non mi licenziassero dopo che avevo rimodernato l’intera casa secondo il mio gusto raffinato.

Il Chimico, inoltre, conosce un bel gioco. Lui ha tanti bellissimi oggetti sparsi dappertutto, io li addento e il Chimico mi rincorre, che bel gioco!

Il Chimico è spesso accompagnato da una Fata buona. Lei ha il potere di calmarmi, mi parla sempre dolcemente. Io cerco sempre di essere molto simpatico con lei, faccio uscire il mio lato divertente. A volte esagero, lo ammetto. Allora lei mi guarda e mi sussurra dolcemente di smettere e io vado in brodo di giuggiole. È uno spasso quando capita di passare un week-end con il Chimico e la Fata buona. Li accompagno a fare passeggiate nel lago e mi diverto un mondo a saltare nella loro cuccia.

L’Ingegnere è molto diverso dal chimico, ma noi due ci capiamo. Lui non mi rompe le scatole con il fatto che lo devo accompagnare a fare le passeggiate. Spesso gioco con lui e ci divertiamo. Quando è a casa suona delle note al pianoforte che mi fanno ululare.

Sono un sentimentale, lo ammetto. Il suono del pianoforte mi ricorda la mia mamma che amava raccontarmi della sua vita in branco. C’era una regola, se qualcuno si fosse allontanato dal branco avrebbe dovuto ululare per essere ritrovato. E quelle note del pianoforte sono un vero e proprio richiamo per me, a cui non posso non rispondere.

L’Ingegnere è convinto che io non lo apprezzi, ma si sbaglia. Lui non sa quanto è importante per noi cani avere dei momenti di tranquillità e di riposo.

Ci sarebbe ancora molto da dire sulla famiglia, ma ci sarà l’occasione di approfondire.


Cosa ho insegnato ai miei umani.

I primi giorni di un cane adottato sono cruciali per costruire un rapporto di fiducia. Ecco qualche suggerimento:

  • Quando adotti un cane lascialo tranquillo nei primi giorni. Noi cani abbiamo bisogno di esplorare, annusare, capire quali sono i ritmi della nuova famiglia.

  • Non ti precipitare a fare una passeggiata con il cane appena adottato. Questo è uno dei tanti errori che ha fatto la mia famiglia di tontoloni. Leggi sopra che spavento.

  • Fai dormire il cane nella stanza con te le prime notti o comunque fallo dormire in un luogo dove ti possa sentire e vedere. Quando il cane comincerà a sentirsi a casa sua, potrai mostrargli dove vuoi che dorma e abituarlo gradatamente.

  • Osserva se ci sono segnali di disagio del cane, i cosìddetti segnali calmanti. Se, per esempio, sbadiglia o si lecca le labbra mentre lo stai accarezzando o coccolando, vuol dire che il cane è in una situazione di disagio. Ancora non ti conosce e non sa se può fidarti di te. Guarda la mia foto qualche paragrafo sopra. Credevano che io fossi felice, ma non lo ero.

  • Non invitare amici e vicini per mostrare quanto è carino il tuo cane appena adottato. Lo spaventeresti. Noi cani abbiamo bisogno di tempo per capire se possiamo fidarci degli sconosciuti.

  • Non precipitarti a insegnare subito al tuo cane tutti i comandi che hai letto nel manuale del buon addestratore durante i primi giorni dall’adozione. Ci sarà tutto il tempo dopo.

Per ora è tutto, vado a lavorare, la governante mi chiama per accompagnarla nei boschi. Mai un momento di tranquillità in questa casa!

A presto.

ARRRI

(L’immagine di copertina é stata creata con Canva con il disegno creato da Julia-Creative-Design)

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